Giovedì 5 APRILE 2018 si aprirà la mostra personale di LUCIO SALZANO a cura di SABINA ALBANO presso THE GALLERY Napoli, Salita Vetriera 15. L’esposizione si protrarrà dal 5 al 12 APRILE 2018. Durante l’OPENING, Giovedì 5 APRILE – ore 19,00, Performance LE DIMENSIONI DELL’ARTE di e con LUCIO SALZANO con musiche composte ed eseguite dal vivo da ANTONIO ONORATO.
Lucio Salzano, definito dalla stampa come “uno dei più originali e coraggiosi registi dei nostri tempi”, opera nel campo della regia e dell’ideazione teatrale sin dagli anni ’80.
Il suo lavoro si è particolarmente rivolto alla sperimentazione di nuovi linguaggi artistici nella convinzione che non ci sia alcuna netta separazione tra le varie forme di espressione creativa e che l’arte si nutra , invece, della contaminazione di queste. Negli ultimi anni in particolare è stato ideatore di format originali e innovativi. Tra essi ricordiamo: “Poetic Jukebox” (… “un’idea semplicemente geniale, decisamente creativa” … Il Mattino, Cecilia Donadio), “Top Spin”, “Park Sound”.
In questi ultimi due spettacoli il regista realizza la sua teoria dei set teatrali, ovvero location le più varie che divengono il palcoscenico a 360 gradi in cui la drammaturgia e l’azione scenica coincidono, coinvolgendo il pubblico in una sorta di viaggio onirico in quello che egli definisce “teatro dei luoghi”.
La performance “” che apre la sua mostra personale dal titolo “Insoliti cieli” si interroga anche in maniera provocatoria su quali possono essere definite oggi come “le dimensioni dell’arte”, al di fuori e al di là del valore che le assegna il mercato, attraverso un concept, di cui non è difficile cogliere anche l’aspetto ironico, nel quale le “dimensioni dell’arte” coincidono semplicemente con le misure dell’opera o dello spazio in cui l’artista agisce.
Anche in questa occasione il suo intervento si avvale del tappeto sonoro creato dal noto musicista Antonio Onorato che ha già collaborato alla realizzazione di alcuni dei suoi spettacoli.
LA PITTURA COME CONOSCENZA DI SÉ E DEL MONDO
di ANTONIO GRIECO
La prima sensazione che si prova osservando le opere di Lucio Salzano, è una sensazione di leggerezza.
La materia pittorica, quasi impalpabile, giocata su timbri di azzurri,
rossi, bianchi, arancioni, sembra improvvisamente sfaldarsi, evocare un movimento cosmogonico, trasformarsi in immagini oniriche sospese nello spazio e nel tempo.
In alcuni dipinti – realizzati quasi sempre con tecnica ad olio su carta o cartoncino – dentro l’azzurro del cielo l’artista inserisce dei numeri che si riferiscono alle dimensioni dell’opera, quasi a sottolineare che nella sua ricerca insieme a un pulsione interiore, inconscia, è sempre presente una componente analitica, autoriflessiva dell’arte, che interroga i codici estetici della finzione. Questa duplice tensione espressiva la si coglie bene non solo in quelle striature – segni veloci, quasi automatici, che fanno pensare ai “frottage” di Max Ernst – ma anche
in quei grumi rossi, simili a cellule organiche – che l’artista chiama “monadi” – che improvvisamente compaiono nello spazio virtuale della rappresentazione. Come se l’artista avvertisse improvvisamente l’urgenza di fermarsi, di raggiungere in quei cieli azzurri uno stato di quiete, per trovare un più giusto equilibrio tra il totale abbandono al flusso caotico del divenire e una tensione più meditativa che gli consenta di controllare in ogni istante le modalità stesse in cui si svolge il processo creativo. Siamo comunque
su una soglia, su quella sottile linea di confine che separa l’arte dalla vita, in cui alla pittura non si chiede più di “rappresentare”, ma di far risuonare l’immaginazione nel proprio corpo, nel proprio essere, sottraendo l’arte a una mera riproduzione del dato reale.
Salzano, come è noto, è anche un bravo e originale regista, e non è difficile scoprire elementi di contiguità tra la sua esperienza performativa, svolta, sin dai suoi primi lavori, nel segno di una radicale destrutturazione del linguaggio teatrale e di imprevedibili azioni di coinvolgimento del pubblico, e il suo sguardo d’artista vicino al Surrealismo e all’Informale. In tutte e due i casi l’impressione è che il suo agire creativo abbia sempre il medesimo intento: utilizzare l’esperienza estetica come strumento di conoscenza di sé e del mondo e trasformare lo sp zio della
finzione in quello della vita.
(© foto Mariano Stellatelli)