Si inaugura giovedì 29.5.2008 alle 19:00 “DALLA TESTA AI PIEDI”, la nuova personale di LUCIA GANGHERI. La mostra è visitabile, presso la “SABINALBANO Modartgallery” (vico Vasto a Chiaja n. 52/53, NAPOLI. Info: 081/421716), sino al 19.6.2008 tutti i giorni, eccetto il lunedì mattina e i festivi, dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 16:30 fino alle 20:00.
L’allestimento si articola in tre sezioni: 30 formelle dipinte su cui campeggiano figure e volti differenti e due grandi rosari che chiudono la loro circolare teoria di grani con piedi-cielo e cavalli.
L’allestimento che la Gangheri propone per la sua personale nella gallery di Sabina Albano si articola in tre sezioni, tre tranche di unico percorso. La prima costituita da circa 30 formelle di legno rivestite di tela e poi bloccate tra due pareti di plexiglas trasparente che richiamano nella forma essenziale il piede (25×15), con immagini dipinte ad acrilico; poi 8 tessuti disegnati ed elaborati con tecnica digitale e travasati su tela; e infine 2 rosari, 2 grandi collane che terminano con tre piedi, anche queste elaborazioni digitali messe, però, su plexiglas, sperimentazione evidente di quella sinergia tra arte moda che informa l’intera opera della Gangheri, oltre che lo spirito e il progetto dello spazio espositivo di Sabina Albano.
Sulle 30 formelle dipinte campeggiano figure e volti differenti: sono tutti acrilici, ma si passa da animali e fiori, appena accennati o addirittura volutamente stilizzati, a ritratti ben più particolareggiati, anzi ricorrono 6 visi chiave, quasi come delle vere e proprie icone o forse degli ex voto, che si caricano anche di un significato sociale e spirituale. Sono gli stessi piedi in sé che in tutta la produzione dell’artista partenopea hanno una chiara valenza metaforica, oltre a essere un evidente e distintivo segno estetico e pittorico. A tal proposito, i colori scelti sono quasi tutti caldi, rilassanti e avvolgenti. Il piede come mera forma anatomica assurge a sinonimo di stabilità ed equilibrio, in quanto parte del corpo che poggia al suolo, base, nonché contatto con la terra, quindi con le radici e le origini stesse. Al contempo, però, è anche veicolo per camminare, per spostarsi, tramite di un iter, di un percorso. E ancora impronte, orme di un passaggio, di qualcosa che c’è già stato o può esserci. Ed ecco che, forti di una tale composita e varia simbologia, i piedi divengono mezzi espressivi, cornici di un messaggio di femminilità, sensualità e al tempo stesso, trascendenza e spiritualità. I volti dipinti sono allo stesso modo tracce, ritratti di un’umanità multiforme, visi rubati al mondo della moda, a differenti etnie, culture e religioni. Sembianze di modelle, ma anche della Madonna Bianca e di quella Nera, di coppie di Santi sia bianchi che neri, di una bellezza assoluta e radicale, potremmo dire universale, pur nella cura del dettaglio.
L’ispirazione proviene ancora una volta dal connubio arte-moda per le stoffe e i colori più di tendenza, che sono poi trasferiti fotograficamente su tela nelle otto opere della seconda sezione.
Infine, due grandi rosari che chiudono la loro circolare teoria di grani con piedi-cielo e cavalli, simbolo per contrasto di quella libertà che il piede in quanto tale, se sinonimo di statico equilibrio e ferma stabilità, rivendica, d’altra parte, come strumento che assicuri la deambulazione e quindi il cammino, il progresso e il cambiamento.
LUCIA GANGHERI (alias GĀNGĀRI) nasce a Napoli nel ’57, dove vive e lavora. Si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Napoli in Pittura, e insegna discipline pittoriche presso il Liceo Artistico di Monteruscello a Pozzuoli (NA). Artista dalla personalità eclettica e dagli ampi interessi, si dedica non solo alla pittura, ma anche alla fotografia e alla creazione di gioielli a tiratura limitata realizzati con oro, argento, vetro, plexiglas. Dall’81 partecipa a svariate collettive a Napoli, Ortona, Firenze, Milano, Roma, Pescara, Bari, Siena, Torino e New York; nonché a diverse personali a Napoli, Torino, Venezia, Cagliari e Capri. Collabora come artista-designer con la stilista partenopea Sabina Albano. Dal ’93 firma le sue opere con il nome d’arte Gāngāri.