S’inaugura giovedì 30 novembre 2006 alle ore 19:30 “Oro, Indigene e lapilli”, la nuova personale di Cristina Ascarelli. Vernissage che apre la mostra presso la Sabinalbano Modartgallery (vico Vasto a Chiaja 52/53 − Napoli), visitabile sino al 31 dicembre 2006 tutti i giorni, eccetto il lunedì mattina e i festivi, dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 16:30 fino alle 20:00.
Ancora un interessante appuntamento presso lo show room di SABINA ALBANO, dinamica imprenditrice napoletana con cultura classica e passione per l’arte, la moda e la pittura, che ha deciso di trasformare il suo spazio espositivo, sempre più simile a una gallery dalle atmosfere minimaliste e made in Manhattan, in uno ‘porto felice’, dove far attraccare talenti carsici e sotterranei di artisti locali e non. Un’occasione che l’EMPORIO Di PARMA, sorta di ‘incubatore per nuove energie creative’, concede a chi abbia voglia di allestire mostre e confrontarsi con pubblico e addetti ai lavori.
Proprio come Cristina Ascarelli, pittrice napoletana alla sua II personale in questa location − l’anno scorso, infatti, è stata la volta di “Vesuviopoli” − e ormai veterana della pittura e delle esposizioni, avendo proposto allestimenti delle sue creazioni, tra gli altri, al Teatro Mercadante nel 2003 e a Città della Scienza. Una personalità esplosiva, per non dire ‘vulcanica’, che dipinge da quando aveva 18 anni, coltivando quella che è una passione innata. L’ASCARELLI, con alle spalle trascorsi da modella, un lavoro nella moda, due figli e una famiglia tradizionale, ha iniziato a mettere su tela le sue emozioni da completa autodidatta. Pur senza una tecnica codificata, difatti, ma con una linea pittorica ben precisa, ispirandosi a sogni e a voli immaginari, con istintualità, brio e immediatezza, l’artista partenopea crea i suoi primi lavori, di ascendenza vagamente naïf, a Positano. L’iter artistico procede, pur tra qualche stop, e s’arricchisce di influenze diverse e nuovi motivi, con una netta tendenza alla policromia. Inizialmente i suoi paesaggi e terrazzi sono popolati da figure di indigene, creature del sogno, ma al tempo stesso vividamente reali. Il cammino prosegue e nascono tecniche inedite, applicazioni fantasiose, sino a che l’attenzione dell’ASCARELLI viene catturata prepotentemente dal Vesuvio. E allora ecco eruzioni floreali, potenti e ironicamente immaginifiche, cariche dell’energia e della vitalità tipicamente mediterranee e napoletane, trasfuse in una vasta gamma di colori. Per non parlare dell’uso di materiali ‘imprevisti’ (malta, sabbia luminosa, specchietti, posate di plastica, cristalli, varie forme geometriche lievemente a rilievo, carta da musica), il tutto su di una pittura solitamente in acrilico, non dimentica degli echi della pop art nell’approccio al colore, nella dinamicità della creazione artistica, nell’ironia provocatoria, nell’allestimento ‘free’, spesso a totale beneficio della decodifica del pubblico.
In “Oro, Indigene e lapilli”, la mostra di quest’anno, lo spettro cromatico subisce una selezione, orientato principalmente verso il bianco e nero, come ne “La Scala Infinita” (7 pannelli 40×40), che sale pallida e scende cinerea con una teoria di indigene con anfore, metafora dell’alternarsi del giorno e della notte, della luce e delle tenebre. E ancora verso l’oro, l’avorio, il rame e una lieve nuance di rosso. Poi si prosegue lungo una nutrita galleria di tele, pannelli, trittici e moduli di dimensioni differenti, in cui s’avvicendano crateri che sembrano emettere tacite parole attraverso coltelli di plastica con effetto-cristallo (60×80); quadri in bianco e nero, come “White Absolute”, altra allegoria degli antipodi, vicini eppur opposti; profili di vulcani coloratissimi; un trittico 80×120 che compone un mare in tempesta con su una sfera di malta e segni geometrici; scorci di un grigio brillante 80×80, realizzato con la sabbia; altri due, sempre 80×80, in cui a predominare, a parte i motivi ricorrenti, sono le sfumature oro e argento. Senza dimenticare i provocatori “Segnali di fumo” (3 trittici 30×30) in bianco e nero con applicate guarnizioni di macchinette da caffè colorate, simbolo di una sorta di incomunicabilità sociale contemporanea. Sino ai 6 pezzi 25×90 con vulcani e ‘scippi’ geometrici, testimonianza dell’utopica volontà di mettere ordine nella vita, e infine ai 7 moduli 25×90, che raffigurano immagini di una Napoli vulcanica con sullo sfondo i grattacieli avveniristici di una città ‘next’, che verrà o potrebbe venire…
http://www.cristinaascarelli.net
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