Giovedì 5.6.2014 dalle ore 19:00 si inaugura “ανϑολογία (antologhia)”, collettiva d’arte al “SABINALBANO STUDIO” contemporary art (Salita Vetriera n. 15, Napoli. Info: +39 348/8030029, sabinalbano@yahoo.it, www.sabinalbano.com), visitabile sino al 26.6.2014 tutti i giorni, eccetto i festivi, su appuntamento. Ingresso gratuito. Ouverture della serata con la performance di danza contemporanea “Pinball” Work in progress a cura di Movimento Danza. Alessandra Di Ronza photograph. Cantine Astroni Beverage.
Così, in un articolato dialogo artistico, possono convivere i “Frammenti” di GIANNI ABBAMONDI, forme astratte che trovano la loro vitalità in una pennellata gestuale, robusta e in una tecnica informale, memore della ricchezza cromatica; le tele-sculture di MARCO ABBAMONDI, materiche e sempre più raffinate, che nel forgiare forme biomorfe, rappresentano tutta l’esigenza di toccare e manipolare la materia in un rapporto quasi tattile e sensoriale da parte dell’autore; i Vesuvi in tecnica mista di CRISTINA ASCARELLI, che della tradizione pop propongono una rilettura non scevra dai influssi mediterranei, portando sulla tela il gioco, l’energia, la freschezza e il brio, grazie a eruzioni immaginifiche, fluttuazioni cromatiche e volute di luce. E ancora. Il testimone passa, senza soluzione di continuità, alle fluorescenze e ai geometrismi digitali di MAURIZIO BONOLIS che, parlando la lingua di punti e linee e ispirandosi alla tecnologia informatica, strizza l’occhio ad atmosfere e a ritmi del rock psichedelico, che sembra fare da soundtrack alla sua creatività; e sempre tra nuance fluo, stavolta del verde acido e del fuxia, con una tecnica mista che chiama in causa polistirolo, resina e acrilici, si muove l’installazione di GIANLUCA CARBONE, in cui il corpo umano e l’oggetto si fondono in un’unica figura, provocatoriamente disumanizzata, quasi una rivisitazione postmoderna del Minotauro, in cui non è il ferino a fondersi con l’umano, ma l’inanimato. Un cambio di registro e siamo “diretta_mente” di fronte all’opera di STEFANO CIANNELLA, impegnata nella rappresentazione di un arduo tentativo di istituire, attraverso il corpo e il movimento, grazie alla plasticità dell’immagine, un collegamento diretto tra emozioni, pensieri, memoria e universo onirico, in cui il tangibile e l’impalpabile si incontrino nella fisicità del dinamismo. Di taglio e carattere del tutto diversi gli spaccati di un’edita Napoli che si svela, un vicolo, una veduta, una scalinata alla volta, sulla tela di CARMINE DELLO IOIO, fotografando, per l’occasione, con olio e penna su cartone, un suggestivo angolo di Santa Teresella degli Spagnoli. ROBERTO DI BIANCO, dal canto suo, preferisce, nell’olio su tela che espone, rimanere fedele alla propria consueta miscellanea di segni pittorici astratti, parole, colature volute, elementi figurativi traslati in maniera astratta per un esito di impatto netto. E non finisce qui. A scortarci verso un altro approdo espressivo è la delicatezza dei due piccoli disegni con motivi floreali in tecnica mista (acrilico, tempera e penna su carta) in cui SALVATORE GRAF riesce persino a simulare perfettamente l’effetto mosaico, traendo forza dalle cromie del blu, del rosso e del turchese, in onore alla Madre Terra. Altra mutazione di tono e a far parlare di sé è SHATZY MOSCA con una tecnica ultramista, che fa ricorso anche a inserti di tessuto colorati insieme a tempere, acrilici e colla, raccontando uno dei multiformi aspetti della femminilità con tratti forti e geometrie astratte per trasmettere un messaggio incisivo e diretto. Un’allegoria del potere militare, che spesso usa la forza e la violenza con i deboli, mentre si fa docile con i forti, vive nell’ossimoro de “La capra carnivora” di ANTONIO MELE, olio su tela, in cui, oltre al tema di denuncia storica e umana, a farla da padrona è la scelta di realizzare le tinte a olio con pigmenti crudi, dando enfasi a luce, chiaroscuro e colore. Ancora un altro cambio di rotta che conduce allo “Strappo” di GIUSEPPE PANARIELLO che, con una tecnica mista e un supporto multistrato, invita pirandellianamente a ribellarsi contro il falso e l’effimero, squarciando, col proprio gesto creativo, una visione della realtà che non soddisfa, e componendo, per antitesti, insiemi fatti da elementi volutamente opposti. MAURIZIO RODRIGUEZ, invece, sposta l’attenzione sui suoi mobiles, tre pezzi di design in white&black, dal sapore ipno-optical che, partendo da vaghe reminiscenze anni ’70, attualizza e arricchisce guardando ai giorni nostri. L’ipotesi che ETTORE TESTAVERDE avanza con la sua foto, poi, è di un legame quasi osmotico tra linee, curve, trame e strutture esistenti in natura, e in particolare nell’ambito vegetale, e le medesime geometrie che l’uomo riproduce nelle architetture monumentali più antiche e in quelle metropolitane: così le sue bellissime foglie dorate possono sembrare nervature di una volta o di un arco. The last but not least, MAURIZIO TODISCO che, con il suo “Giardino dei Pensatori”, un acrilico su tela, evoca, tra metasegni e calembour visivi, atmosfere di sogno e pura fantasia, paesaggi onirici e surreali, popolati da creature dell’immaginazione e colori vespertini che vanno dall’arancio al marrone, al rosso e al nero.
Ad aprire l’happening “Pinball” Work in progress, performance di danza contemporanea su coreografia di SONIA DI GENNARO. Interpreti: Performing Arts Group – Compagnia Giovani di Movimento Danza: Alessia Andria, Valeria D’Antonio, Gerardo Gaeta, Francesca Pascazio. Musiche: autori vari.
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